Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/162

ATTO QUARTO

SCENA PRIMA

Alceste, attorniata dalle ancelle, e da parte del Coro. Adméto, dalla parte opposta, attorniato da Ferèo, da Eúmelo, dalla figlia, e dall’altra parte del Coro. Al terminare del Coro lirico, s’inoltra in scena Ercole.
Il Coro d’Alceste

Ma, qual si inoltra in sovrumano aspetto,
altero Eroe? Ben è, ben ei di Alcména
è il generoso figlio; in questa reggia
visto da noi, non ha molti anni. O prole
nobil di Giove, or qual cagion mai guida
in cotal punto i passi tuoi ver queste
soglie infelici?
Ercole   Al suon d’infausto annunzio,
di mia traccia sviandomi, quí vengo.
Seppi, che Adméto a mortal morbo in preda
ver la tomba strascinasi: deh, quanto
dolce sarammi e cruda vista a un tempo
l’illustre amico! Ma fors’io, deh dite,
non giungo in tempo?
Il Coro d’Alceste   Ah! non sai tutto. È in vita
Adméto, e sano egli è di corpo. Oh cielo!...
Ma in vece sua per lui spontanea muore
l’adorata sua Alceste. Eccola: quasi
spira essa giá l’ultimo fiato...