allor da tutti i vincoli di vita.
Non cosí, no, quand’io dovuto avessi
quella compagna mia di tanti lustri
abbandonare, in tale etade, in tale
† egro stato, a se stessa, alla funesta
solitaria vecchiezza. Oh cielo! un fero
brivido a me correa dentro ogni vena,
solo in pensarlo. Eppur, io per salvarti,
diletto figlio mio, (se a me giungea
pria che ad essa l’oracolo) io data
avrei pur anco a cosí immenso costo
per te la vita mia: ne attesto il Cielo;
e la tua Alceste attesto, che primiera
a me recò l’oracolo, e i veraci
sensi scoprí del mio dolore.
Alces. Io sola,
(e con qual arte!) io l’ingannava, e tolto
gli era da me il morire.
Adméto Oh sposa! oh padre!
D’uopo a te no, non eran or cotanti
e sí cocenti sviscerati detti,
con cui tu il cor mi trapassasti in mille
guise tremende, perch’io a te davanti,
pien di vergogna e di rimorso e d’alta
inesplicabil doglia, muto stessi.
S’io t’oltraggiai, fuor di mio senno il fea,
per disperata angoscia. — Alceste! Alceste!
deh quante volte io chiamerotti, e indarno!
Alces. Padre, e tu sposo, amati nomi, in breve
io vi lascio, e per sempre. A voi sian legge
queste parole mie tutte di pace,
ch’ultime a voi pronunzio. In te, Feréo,
come in terso cristallo, traspariva
or dal tuo dir la inenarrabil pura
degli affetti di padre e di marito
sacra dolcezza: e tu pur anco, Adméto,