Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/135


atto primo 129
di Adméto io son la salvatrice: or tutti

obbediscan me quí. — Deh, voi di Fere
degne Matrone, or della reggia uscite,
ed un augusto sagrificio tosto
apprestate a Proserpina. Si canti
l’Inno dovuto alla terribil Diva,
l’ara apprestando appiè di questo altero
simulacro di lei: tra breve io riedo
a compier quí ’l solenne rito, o Donne.


SCENA TERZA

Coro, Feréo.

Feréo Oh coraggio! oh virtude!... Oh non mai visto

amor di sposa!... Ahi sventurato Adméto,
se a tal costo pur vivere tu dei!


SCENA QUARTA

Coro.

STROFE

           Benigna ascolta i voti nostri, o Diva

     dell’Averno terribile;
     s’è pur possibile,
     che d’Acheronte oltre la infausta riva
     di mortal prego scenda ai cupi regni
     mai voce viva:
     gli occhi di pianto amaramente pregni,
     tremanti tutti al perigliar di Adméto,
     supplici oriam che il Nume tuo si degni
     far per ora divieto
     alla vorace insazíabil Morte
     di ferir uom sí pio, sí amato, e forte.


V. Alfieri, Tragedie postume. 9