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atto quinto 115
Adméto   Tu stesso dunque

lei, se a te piace, entro la reggia adduci.
Ercole Anzi in tua man rimetterolla io stesso.
Adméto Non toccherolla io, certo: ma introdursi
ella ben puote.
Ercole   Alla tua destra sola
affidarla poss’io.
Adméto   Tu mi vi sforzi,
o Re, bench’io nol voglia.
Ercole   Osa; distendi
tua man, su dunque, e l’ospita alfin tocca.
Adméto La stendo io giá; qual se il Gorgoneo teschio
toccar dovessi.
Ercole   Or, presa l’hai?
Adméto   L’ho presa.
Ercole Serbala or dunque: e sí dirai tu un giorno,
ch’ospite egregio ei fu di Giove il figlio.
In lei, su via, rimira; e s’ella alquanto
alla tua donna si assomigli, indaga.
Felice oh tu! dal pianto omai ti arretra.
Adméto Oh Dei! che dirommi io? miracol nuovo
inaspettato questo. E fia pur vero?
Questa mia moglie io veggo? o un qualche Iddio
vaneggiar fammi in tal fallace gioja?
Ercole No, non vaneggi: e tu in costei ben vedi
la tua consorte.
Adméto   Bada, or ciò non fosse
un qualche inferno Spettro.
Ercole   Ercol non tieni
prestigiator finora.
Adméto   Ed io pur veggo
quella mia donna, ch’io giá seppelliva?
Ercole Sí, quella stessa, sí: né maravigliomi
che prestar fede a sí gran sorte or nieghi.
Adméto Lei palpo, è ver: ma favellarle posso
come alla viva moglie mia?