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108 | alceste prima |
forza, che al Fato eterno incontro basti.
Non quei, che tu cantasti
carmi fra i Traci, o sacro vate Orféo;
non quanti altri mai farmachi alla prole
di Esculapio poteo
Febo donar, con cui sanarci ei suole:
nulla è, che scampi i miseri mortali
dagli artigli fatali.
ANTISTROFE I
e ai simulacri avanti;
usa e i voti spregiare,
e le vittime, e gl’Inni, e i caldi pianti;
necessitá, che vanti
ogni cenno di Giove a fin condurre;
deh vogli or mite, se mai pria mel fosti,
nessun tuo duol mi addurre!
Tu l’adamante e il ferro hai sottoposti;
senza arrossir, tutto a tue voglie pieghi,
né un tuo nodo mai sleghi.
STROFE II
or questa dura inestricabil Dea.
Ma, scoglio tu contro sua possa rea,
fa che il tuo pianger taccia:
ah! mai non trasse il pianto
alma da Stige alla superna traccia.
Anco i figli dei Numi han morte il manto.
Cara fu a noi la donna tua, vivente;
e cara ell’è, giacente:
che d’ogni egregia il fiore
quella era in ver, cui ti accoppiava Amore.