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96 alceste prima
E gli amici, che in ciò ti ricusáro,

rampogni poi, sendo peggior tu stesso.
Taci: e pensa, che cara ogni uom la sua
tien, qual tu la tua vita: onde, se oltraggi
a me dirai, molti ne udrai piú veri.
Coro Ed ora, e dianzi, giá sen disser troppi.
Dunque, tu antiquo, il tuo figliuol non vogli
punger piú omai.
Adméto   Di’ pur, poich’io giá dissi;
ma, se il ver duolti, non dovevi or primo
fallire in me.
Feréo   Fallo ben altro il mio
era, s’io mai per te moriami.
Adméto   Forse
pari è il morir, giovane o vecchio?
Feréo   In una,
non in du’ alme, vivere l’uom debbe.
Adméto Vorresti, il veggo, piú invecchiar che Giove.
Feréo Tuoi genitor tu, non offeso, oltraggi?
Adméto Il viver lungo è a te diletto, il sento.
Feréo Ma, di te stesso in vece, or non sotterri
il costei corpo tu?
Adméto   Trofei son questi,
o timidissim’uom, di tua viltade.
Feréo Che uccisa io l’abbia, nol dirai tu al certo.
Adméto Deh, possa tu, quando che sia, di questo
tuo figlio aver pur d’uopo!
Feréo   Abbiti in copia
mogli, ond’elle per te muojano in copia.
Adméto Di ciò tu adonti, e n’hai ben donde: amasti1
il viver tu; donna spregiollo.
Feréo   È dolce
quest’alma luce del Dio Febo, è dolce.


  1. Il Testo dice soltanto: Questo etti disdoro; poiché tu non volesti morire. Si sono aggiunte quelle poche parole, per meglio spiegare qual fosse il disdoro.