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atto secondo 81
punto il mio onor; se presso a voi mai nulla

io meritai; se nulla in me, se nulla
nella memoria almen dell’opre mie
sperate poi, pregovi, esorto, impongo
di depor l’armi, e meco sottoporvi,
quai che sien essi, agli efori. Il tiranno
di Persia, allor che apertamente insorti
entro il suo regno a se nemici ei trova,
col dispotico brando a lor favella:
ma il re di Sparta, a lor di se dá conto;
e alla calunnia egli da pria ragioni
oppon; se invano, imperturbabil alma
vi oppon di re. — Duolmi, e dorrammi ognora,
che lo stesso Leonida che assale
or me cosí, dalla cittade vostra
espulso andava, e inascoltato. Ei forse
mal di se dato avria ragion; né il volle
pure tentar; ma glien doveva io ’l mezzo
ampio prestare. Agesiláo la forza
volle adoprarvi; io mi v’opposi indarno:
non tutti il sanno: Agesiláo vien quindi
meco indistinto. Io da quel dí, ma tardi,
vedea, ch’egli era uno Spartan mentito:
ma mi stringeano il tempo, e l’alta brama
d’oprare il bene, a cui l’ostacol tolto
di Leonida fero, il campo apriva.
Quindi l’esiglio suo, giusto, ma inflitto
in modo ingiusto, a pro di Sparta usai.
Popolo E chi non sa, che a lui la vita hai salva?...
Agiz. Sí, per lui sol l’aure di vita ancora
spira il mio padre. Io nel crudel periglio,
io stessa, il vidi; agli inumani messi
d’Agesiláo giá in mano ei stava quasi,
quando opportuni d’Agide gli amici
gli ebber fugati, e noi ritratti illesi
in securtá.


V. Alfieri, Tragedie - III. 6