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dieresi. Io ho seguito ancora il Didot perché nell’Alfieri la sensibilitá musicale è piuttosto scarsa, e — come talvolta ha fatto versi di misura sbagliata — può anche talvolta non avere avvertito la intonazione piú regolare e consueta. Da notare che ho confrontato molti di questi versi nella copia Polidori; anche in quella penultima redazione non portano nessun segno.

Milanesi Didot
I,  166      — II,    50 Le violenze, le rapine, l’onte
»   173      — »     63 E di tribun sediziose voci
»   179      — »     74 Ambizion, non l’amor tuo. Ma poni
»   188      — »     92 Sedizioso duol di finta madre
»   206      — »   127 Ubbidiente sua cresciuta prole
»   212      — »   137 Al glorioso domator di Troia
»   215      — »   143 Torbidi giorni, irrequiete notti
»   225      — »   162 Cosí ti turba? L’inquieto sguardo
»   226      — »   165 Parlar, d’Elettra la quiete e il senno
»   227      — »   166 Di amata madre ossequiosa figlia
»   228      — »   169 La tua primiera ubbidiente ancella
»   245      — »   201 Mosso da iniqua ambizion la figlia
»   253      — »   216 Nel traditor tante fiate e tante
»   261      — »   235 Dal suo cospetto, che odiosi troppo
»   264      — »   241 Tu da feroce ambizion di regno
»   264      — »   241 Chiedevi già Tu, smanioso, tutta
»   269      — »   250 Feroce troppo, impaziente incauto
»   294      — »   304 A noi giovare altra fiata ci puote
»   297      — »    311 Desio piú dolce, e ambizioso meno
»   306      — »   329 Chiederti osai breve udienza in questo
»   324      — »   362 Obbróbeiosi i giorni miei nel limo
II,    70      — IV,  310 De’ traviati cittadini molti
»   163      — V,    48 Traviati dal ver, ne mai sarebbe
»   260      — »   229 E i rimorsi e il perpetuo terrore
»   260      — »   230 Di un dittator perpetuo! Terrore?