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diversamente forti passioni che gli agitano. Difficilmente può accadere, che un pieno uditorio pecchi pel troppo sentire; che i molti uomini sogliono anzi in ogni cosa rimanersi piuttosto di quá che di lá dal soverchio: e quella stanchezza che nascer potrebbe da una commozion troppo viva, si dee riputare come assai piú dilettevole e piú fruttifera cosa, che non quella languidezza che nasce da interrompimento di passione, e da troppa quiete. Né l’eccellente un pittore in sublime epico dipinto introdurrá per far l’ombra del quadro una o piú figure non epiche, ov’elle quasi nulla vi adoperino: ma se pur anche ve le introduce, lo può fare il pittore in un’arte muta, senza nuocere all’effetto; non lo può far l’autor tragico, perché quel tal personaggio (ove muto ei non sia) vien pure costretto a dir qualche cosa, allor quando ha ottenuto la cittadinanza in quella tragica azione. Ma se quanto egli dice non è necessario e caldo e operante per conto proprio, costui al progredir dell’azione nulla aggiungendo, moltissimo toglie. Si osservi inoltre, che costoro son sempre rappresentati da attori assai piú mediocri che i primi: e in Parigi stesso, dove il teatro è pur molto perfezionato quanto all’arte del recitare, io ci vedo ogni giorno i personaggi secondarj nelle migliori tragedie eccitare le risa per la loro sguajataggine; e costoro nondimeno dicono cose per se stesse niente risibili ad una platea educata a non ridere, e a ben ascoltare. Onde, quando non vi fosse altra ragione che questa, io credo che ogni autore vorrebbe, potendolo, risparmiarsi la creazione di questa inutile ed infelice prole. Che se costoro muovono per anche le risate in Parigi, quale effetto mai produrranno in Italia, dove i primi personaggi attori di tanto ancora sono inferiori agli ultimi attori di Francia?

Esaminerò or ora, nel parlare della sceneggiatura, quai siano i difetti che risultano altresí dai pochissimi personaggi adoperati in Tragedia. Dalla esposizione del metodo tenuto in queste, mi pare intanto di aver mostrato abbastanza, che un tal metodo è nuovo finora, e diverso in tutto da tutti i fin quí praticati. Non dimostrerò io giá, che egli sia il migliore, a me non si aspetta il dirlo: ma udirò con piacere, che altri mi dimostri che il presente metodo sia il peggiore.

I mezzi di cui si va servendo l’autore nel decorso di queste tragedie, mi pajono (per quanto egli il possa ed il sappia) semplicissimi sempre, e nobili, e verisimili. Una sola letterina ci vedo introdotta in tutte le diciannove tragedie; ed è nel Bruto secondo,