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può con giustezza opinare su l’effetto: io dico bensí, che di quanto ha in se questa tragedia di debole e cattivo, se ne dee principalmente incolpare il soggetto; e di quanto ella venisse ad avere di buono, lodarne sommamente l’autore, che in essa ha disgraziatamente impiegato molta piú arte, e sottigliezza, e avvertenza, e fatica, che in nessuna dell’altre.

Maria Stuarda, che dovrebbe essere il protagonista, è una donnuccia non mossa da passione forte nessuna; non ha carattere suo, né sublime. Regalmente governata da Botuello, raggirata da Ormondo, spaventata e agitata da Lamorre; ci presenta questa regina un ritratto fedele di quei tanti principi che ogni giorno pur troppo vediamo, e che in noi destano una pietá, la quale non è tragica niente.

Arrigo, personaggio ancor piú nullo che non è la regina, mezzo stolido nelle sue deliberazioni, ingrato alla moglie, incapace di regno, minor di se stesso e di tutti; credo che appena perverrá egli ad essere tollerato in teatro.

Botuello è un iniquo raggiratore, e sventuratamente costui è il solo personaggio operante in questa tragedia.

Ormondo è bastantemente quale dev’essere; in bocca sua lo sviluppo delle femminili e regie accortezze d’Elisabetta, possono destare una certa attenzione, non mai passionata, ma istoricamente politica.

Lamorre è, a parer mio, il personaggio, che (non essendo però in nulla necessario in questa azione) non lascia pure di renderla assai piú viva, e alquanto straordinaria; ove chi ascolta si voglia pure prestare alle diverse opinioni, che in que’ tempi regnavano nella Scozia, cosí sanguinosamente feroci, e che furon poi quelle che trassero la infelice Maria a morir sovra un palco. La parte profeticamente poetica di Lamorre nel quint’atto, potrebbe forse in qualche modo scusare molti degli antecedenti e susseguenti difetti della tragedia.

Si osservi, quanto alla condotta, che i due personaggi regali, essendo per se stessi debolissimi e nulli, la tragedia si eseguisce tutta dai tre inferiori; difetto capitalissimo nei re di tragedia; a cui pure ci dovrebbero avere oramai pienamente avvezzati i re di palazzo.

Il tutto di questa tragedia mi riesce e debole, e freddo; onde io la reputo la piú cattiva di quante ne avesse fatte o fosse per farne l’autore; e la sola, ch’egli non vorrebbe forse aver fatta.