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agamennone 341

sempre compose i suoi Dei, punitori di delitti col farne commettere dei sempre piú atroci. Ma chi giudicherá Clitennestra col semplice lume di natura, e colle facoltá intellettuali e sensitive del cuore umano, sará forse a dritto nauseato nel vedere una matrona, rimbambita per un suo pazzo amore, tradire il piú gran re della Grecia, i suoi figli, e se stessa, per un Egisto.

Così Elettra, a chi prescinde da ogni favola, non piacerà, come assumentesi ella le parti di madre, e con un senno (a quindici o vent’anni) tanto superiore alla etá sua, e tanto inverisimile nella figlia d’una madre pur tanto insana. Elettra inoltre, non è mossa in questa tragedia da nessuna caldissima passione sua propria; e bench’ella molto ami il padre la madre il fratello, ed Egisto abborrisca, il tutto pure di questi affetti, fattone massa, non equivale a una passione vera qualunque, ch’ella avesse avuto di suo nel cuore, e che la rendesse un vero personaggio per se operante in questa tragedia.

Egisto poi, carattere orribile per se stesso, non può riuscir tollerabile se non presso a quei soli, che molto concedono agli odj favolosi de’ Tiesti ed Atréi. Altrimenti per se stesso egli è un vile, che altra passione non ha, fuorché un misto di rancida vendetta, (a cui si può poco credere, per non essere stato egli stesso l’offeso da Atréo) e d’ambizione di regno, che poco in lui si perdona, perché ben si conosce ch’egli ne sará incapace; e di un finto amore per Clitennestra, il quale non solo agli spettatori, ma anche a lei stessa finto parrebbe, e mal finto, se ne fosse ella meno cieca.

Questi quattro personaggi, difettosi giá tutti quattro assai per se stessi, e forse anche in molte lor parti per mancanza di chi li maneggia, danno con tutto ciò una tragedia che può allacciar tutto l’animo, e molto atterrire e commuovere. Riflettendo io fra me stesso ad un tale effetto, che pare il contrario di quello che dovrebbero dar le cagioni, non ne saprei assegnare altra ragione, se non che la stessa semplicitá e rapida progressione di questa tragedia, la quale tenendo in curiositá e sospensione l’animo, non lascia forse il tempo di avvedersi di tutti questi tanti capitali difetti.

Se non mi fossi proposto di non lodare, potrei per avventura dimostrare, che se questa tragedia ha del buono, quasi tutto lo ottien dall’autore; e che il suo cattivo lo ricava in gran parte da se stessa.