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atto quinto | 321 |
L’util cosí di Roma impera; e ogni uomo,
che di obbedirmi omai dubita, o niega,
è di Roma nemico; e lei rubello,
traditor empio egli è.
Bruto — Come si debbe
da cittadini veri, omai noi tutti
obbediam dunque al dittatore.1
Cimbro Muori,
tiranno, muori.
Cassio E ch’io pur anco il fera.
Cesare Traditori...
Bruto E ch’io sol ferir nol possa?...
alcuni senatori
Muoja, muoja, il tiranno.
altri senatori, fuggendosi
Oh vista! Oh giorno!
Ces.2 Figlio,... e tu pure?... Io moro...
Bruto Oh padre!... Oh Roma!...
Cimbro Ma, dei fuggenti al grido, accorre in folla
il popol giá...
Cassio Lascia, che il popol venga:
spento è il tiranno. A trucidar si corra
Antonio anch’ei.
SCENA TERZA
Popolo, Bruto, Cesare morto.
qual sangue è questo? Oh! col pugnale in alto
Bruto immobile sta?
- ↑ Bruto snuda, e brandisce in alto il pugnale; i congiurati si avventano a Cesare coi ferri.
- ↑ Carco di ferite, strascinandosi fino alla statua di Pompeo, dove, copertosi il volto col manto, egli spira.
V. Alfieri, Tragedie - III. | 21 |