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atto quinto | 317 |
sieguon dappresso Cesare.
Bruto Pensasti
ad impedir che l’empio Antonio?...
Cassio A bada
fuor del senato il tratterranno a lungo
Fulvio e Macrin; s’anco impedirlo è d’uopo,
con la forza il faranno.
Bruto Or, ben sta il tutto.
Pigliam ciascuno il loco nostro. — Addio,
Cassio. Noi quí ci disgiungiam pur schiavi;
liberi, spero, abbraccieremci in breve,
ovver morenti. — Udrai da pria gli estremi
sforzi di un figlio; ma vedrai tu poscia
di un cittadin gli ultimi sforzi.
Cassio Oh Bruto!
Ogni acciar pende dal solo tuo cenno.
SCENA SECONDA
Senatori seduti. Bruto e Cassio ai lor luoghi. Cesare, preceduto dai Littori, che poscia lo lasciano; Casca, Cimbro, e molti altri, lo seguono. Tutti sorgono all’entrar di Cesare, finch’egli seduto non sia.
benché sia l’assegnata ora trascorsa?...
Ma, tardo io stesso oltre il dover, vi giungo. —
Padri Coscritti, assai mi duol di avervi
indugiati... Ma pur, qual fia cagione,
che di voi sí gran parte ora mi toglie?
Silenzio universale.
è la cagion richiesta. — Or, non te l’apre,