Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/67


atto primo 61
di fiele e sangue. — Ma l’evento aspetto,

qual ch’ei sia pure. — Ogni mio ajuto è vano
a’ tuoi disegni, e reo. Che a sparger sangue
Neron per se non basti sol, chi ’l crede?


SCENA SECONDA

Nerone.

— E con te pur la tua virtú mentita,

altero Stoico, abbatterò. Punirti
seppi finor coi doni: al dí, ch’io t’abbia
dispregievole reso a ogni uom piú vile,
serbo a te poi la scure. — Or, qual fia questa
mia sovrana assoluta immensa possa,
cui si attraversan d’ogni parte inciampi?
Ottavia abborro; oltre ogni dir Poppea
amo; e mentir l’odio e l’amore io deggio?
Ciò che al piú vil de’ servi miei non vieta
forza di legge, il susurrar del volgo
fia che s’attenti oggi a Neron vietarlo?


SCENA TERZA

Nerone, Poppea.

Poppea Alto signor, sola mia vita; ingombro

di cure ognora, e dal mio fianco lungi,
me tieni in fera angoscia. E che? non fia,
ch’io lieto mai del nostro amor ti vegga?
Ner. Lunge da te, Poppea, mi tien talvolta
il nostro amor; null’altro mai. Con grave
e lunga pena io t’acquistava; or debbo
travagliarmi in serbarti: il sai, che a costo
anco del trono, io ti vo’ mia...
Poppea   Chi tormi