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atto quarto | 37 |
a Rosmunda negai. Spesso l’iniquo
gli occhi pregni di lagrime mi vide,
e il cor di doglia; indi il suo ardir ne nacque;...
di ciò son rea; di ciò dorrommi io sempre...
Ildov. Lieta di ciò ben io farotti, lascia;
dorrassen’egli a lagrime di sangue.
Presso chi mai non t’incolpò, Romilda,
troppa è discolpa un sol tuo sguardo, in cui
candida l’alma, e puro ardente il core
traluce. — Or basti. All’annottar, quí presta
a seguirmi sarai; d’ogni altra cosa
non prender cura. D’Almachilde intanto
sfuggi la vista; ogni sospetto torgli
meglio è cosí. Sfuggi del par Rosmunda,
ch’ella potria...
Romil. T’intendo; anzi che nasca
rimorso in lei d’opra pietosa.
Ildov. Addio.
Piú lungo star, nuocer ne può.
Romil. Mi lasci?...
Ildov. Brev’ora; e mai non sarem piú disgiunti.
SCENA SECONDA
Almachilde, Romilda, Ildovaldo, Soldati.
Romil. Oh ciel!
Ildov. Chi mi ti mena innante?
Romil. Cinto d’armati!...
Almac. Ove i tuoi passi volgi?
T’arresta. Assai dirti degg’io. Non vengo
ad usarti forza, ancor ch’io ’l possa, a oppormi
vengo alla forza tua. Tu di soppiatto
in armi aduni i tuoi piú fidi in campo: