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282 maria stuarda
la dubbia fe, la poca sua fermezza

gli espongo; e fingo che la trama, incauto,
scoperta in parte hammi lo stesso Arrigo.
Scaltro nell’arti delle corti Ormondo,
pur tradito si crede; e altrove tosto
volte sue mire, ei non mel niega; assévra
bensí, che primo Arrigo era a proporgli
di rapire il fanciullo; e ch’ei fea tosto
in se pensiero di svelarti il tutto:
e che a tal fin con lui fingea soltanto
d’acconsentirvi. Allora, io pur fingea
di fede appien prestargli, e a tal lo indussi,
ch’ei stesso a te palesator sincero
d’ogni cosa or ne viene. Udirlo vuoi?
Egli attende...
Maria   Venga egli, e tosto ei venga.


SCENA QUARTA

Maria.

Il mio figlio!... Che intesi?... il figliuol mio

in man di quella invidíosa, cruda,
nemica donna? E chi gliel dona? il padre;
il proprio padre il sangue suo tradisce,
il suo onore, se stesso? Insania tanta,
quando mai, dove mai, fu in uomo aggiunta
a tanta iniquitá?


SCENA QUINTA

Maria, Botuello, Ormondo.

Maria   Parla; e di’ vero;

che favellotti Arrigo?
Orm.   Ei... si... dolea...
del lieve conto, in che ciascun quí il tiene.