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188 merope
di mar fremente infra l’onde mugghianti

presso a morire; or di servil catena
carco le mani e i piè; da rei sicarj
ora assalito, e strazíato, e ucciso...
Oh ciel!... mi balza ad ogni istante il core;
a ogni uomo ignoto, che di ria fortuna
provato ha stral, penso ch’è il figlio; e tremo
e il credo, e agghiaccio: e d’un martir non esco,
se in un peggior non entro. — Il crederesti?
Un giovinetto, che del fiume in riva
jeri in privata rissa ucciso cadde,
poi fu nell’onda per timor scagliato
dall’uccisor, turbò miei spirti; e ancora
li turba. Era straniero...
Polid.   Ucciso?... Jeri?...
Straniero?... in riva?... Oh ciel!...
Mer.   Ma che! tu tremi
Dimmi,... forse il mio dubbio?... Oimè!... tu piangi?...
impallidisci?... in piè ti reggi appena?
Polid. — Misero me! che far degg’io? che dirle?...
Mer. Fra te che parli? A me parla. — Che pensi?
che sai? che temi? Udir vogl’io: deh! trammi
di dubbio; su...
Polid.   Parlar non posso;... e voce...
mi manca,... e lena...
Mer.   Inorridisco... Ardire
giá piú non ho di chiederti... Ma, il voglio;
sapere il vo’. Che piú rimango in vita,
se madre omai non sono? Or di’; tu il sai,
l’ucciso...
Polid.   Io nulla so.
Mer.   Parla; l’impongo.
Polid. ... Donna,... conosci... questo... cinto?
Mer.   Oh vista!
Di fresco sangue egli è stillante?... Oh cielo!
È di Cresfonte il cinto... Intendo... Io... manco...