Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/162

156 timoleone
veder Corinto... Echilo, andiam...

Echilo   Corinto
or quí ci vuol; non dei tu uscirne...
Demar.   Uscirne
omai non puoi.
Timol.   Chi ’l vieta a me?


SCENA TERZA

Timofane, Demarista, Timoleone, Echilo.

Timof.   Forse io. —

Forza, qual può fare a fratel fratello,
io far ti vo’. Lascia che al sen ti stringa;
che al fato, ai Numi, ad Echilo, alla madre
d’averti salvo io renda grazie.
Timol.   Hai dunque
di nuova strage?... Ah! sí: nei torbidi occhi,
l’uccision recente ti si legge.
Ahi crudo tu!... — Mal di salvarmi festi.
Timof. In loco omai di securtá stiam tutti;
dove né a voi nuocer persona al mondo,
né a me il potete voi.
Timol.   — Pensa, deh! pensa,
se ancor giovarti non possiam noi forse.
Timof. Sí; col v’arrender di buon grado, e tosto,
al mio poter; col dar voi primi agli altri
di obbedirmi l’esemplo.
Echilo   D’obbedirti?
Timol. Noi primi?
Timof.   Sí: poiché divider meco
tu nieghi il regno. A voi fors’io cedea,
se aperti mezzi usato aveste. Io franco
oprai con voi; la mia schiettezza farvi
schietti dovea...
Timol.   La forza hai tu da prima