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90 filippo
fia la pietá; ché assai novella io veggio

sorger pietade... Ma, qual sia l’evento,
non è consiglio questo, ov’io sedermi
ardisca omai: mi è cara ancor la fama,
la vita no. Ch’io non bagnai mie mani
nell’innocente sangue, il sappia il mondo:
quí rimanga chi ’l vuole. — Al cielo io pure
miei voti innalzo: al ciel palese appieno
è il ver... Ma che dich’io? soltanto al cielo?...
S’io volgo intento a me dattorno il guardo,
non vegg’io che ciascuno appien sa il vero?
Che il tace ognuno? e che l’udirlo, e il dirlo,
quí da gran tempo è capital delitto?
Filippo A chi favelli tu?
Perez   Di Carlo al padre...
Filippo Ed al tuo re.
Leon.   Tu sei di Carlo il padre:
e chi ’l dolor di un disperato padre
non vede in te? Ma, tu sei padre ancora
de’ tuoi sudditi; e in pregio hann’essi il nome
di figli tuoi, quanto in non cale ei l’abbia.
Sol uno è il prence; innumerabil stuolo
son essi; ei salvo, altri in periglio resta;
colpevol ei, gli altri innocenti tutti:
fra il salvar uno, o tutti, incerto stai?
Filippo In cor lo stile a replicati colpi
non mi s’immerga omai; cessate: ah! forza
piú di udirvi non ho. Fuor del mio aspetto
nuovo consiglio or si raduni; ed anco
i sacerdoti segganvi, in cui muti
sono i mondani affetti: il ver rifulga
per loro mezzo; e sol si ascolti il vero. —
Itene dunque, e sentenziate. Al dritto
nuocer potrebbe or mia presenza troppo;...
o troppo forse a mia virtú costarne.