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atto secondo 71
mi udrai con essa: ogni piú picciol moto

nel di lei volto osserva intanto, e nota:
affiggi in lei l’indagator tuo sguardo;
quello, per cui nel piú segreto petto
del tuo re spesso anco i voler piú ascosi
legger sapesti, e tacendo eseguirli.


SCENA SECONDA

Filippo, Isabella, Gomez.

Isab. Signor, io vengo ai cenni tuoi.

Filippo   Regina,
alta cagion vuol ch’io ti appelli.
Isab.   Oh! quale?...
Filippo Tosto la udrai. — Da te sperar poss’io?...
Ma, qual v’ha dubbio? imparzíal consiglio
chi piú di te potria sincero darmi?
Isab. Io, consigliarti?...
Filippo   Sí: piú il parer tuo
pregio che ogni altro: e se finor le cure
non dividevi del mio imperio meco,
né al poco amor del tuo consorte il dei
ascriver tu; né al diffidar tampoco
del re tu il dei: solo ai pensier di stato,
gravi al tuo sesso troppo, ognor sottrarti
io volli appieno. Ma, per mia sventura,
giunto è il giorno, in cui veggo insorger caso
ove frammista alla ragion di stato
la ragion del mio sangue anco è pur tanto,
che tu il mio primo consiglier sei fatta. —
Ma udir da te, pria di parlar, mi giova,
se piú tremendo, venerabil, sacro
di padre il nome, o quel di re, tu stimi.
Isab. Del par son sacri; e chi nol sa?...
Filippo   Tal, forse,