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Gioc. — Ecco, perfetta è l’opra: empj fratelli,

figli d’incesto, si svenan fra loro:
ecco madre, cui nulla a perder resta. —
Dei, piú iniqui di noi, da tutto il cielo
me fulminate a prova, o Dei non sete... —
Mo che veggio?... uno immenso orrido abisso
s’apre a miei piè?...
Antig.   Madre!...
Gioc.   Di morte i negri
regni profondi spalancarsi io veggio...
Ombra di Lajo lurida, le braccia
a me tu sporgi? a scellerata moglie?...
Ma, che miro? squarciato il petto mostri?
e d’atro sangue e mani e volto intriso,
gridi vendetta, e piangi? — Oh! chi l’orrenda
piaga ti fe? Chi fu quell’empio? — Edippo
fu; quel tuo figlio, che in tuo letto accolsi
fumante ancor del tuo versato sangue. —
Ma, chi altronde mi appella? Un fragor odo,
che inorridir fa Dite: ecco di brandi
suonar guerriero. O figli del mio figlio,
o figli miei, feroci ombre, fratelli,
duran gli sdegni oltre la morte? O Lajo,
deh! dividili tu. — Ma al fianco loro
stan l’Eumenidi infami! Ultrice Aletto,
io son lor madre; in me il vipereo torci
flagel sanguigno: è questo il fianco, è questo,
che incestuoso a tai mostri diè vita.
Furia, che tardi?... Io mi t’avvento...
Antig.1   Oh madre!...

  1. La rattiene; e Giocasta cade fra le sue braccia.