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negasse al tiranno, e la vendetta qualunque, se egli pure accadesse, ne riuscirebbe impossibile; perché non v’è padre o fratello o marito, che non si stimasse onorato di un tal disonore. E la veritá qui mi sforza a dir cosa che nelle tirannidi moverá al riso il piú degli schiavi, ma che in qualche altro cantuccio del globo, dove i costumi e la libertá rifugiati si siano, muoverá ad un tempo dolore, meraviglia e indegnazione; ed è che se pure ai dí nostri vi fosse quel tale insofferente e magnanimo, che con memorabile vendetta facesse ripentire il tiranno di avergli fatto un cosí grave oltraggio, l’universale lo tratterebbe di stolido, d’insensato e di traditore; e stranezza chiamerebbero in lui il non voler con molti manifesti vantaggi sopportar dal tiranno quella ingiuria stessa, che tutto dí si suole, senza utile niuno, ricevere e sopportar dai privati. Inorridisco io stesso nel dover riferire queste argute viltá, che sono il piú elegante condimento del moderno pensare; e che, con vocabolo francese, lietamente chiamasi «spirito»; ma nella forza del vero talmente confido che io ardisco sperare che tornerá pure un tal giorno, in cui, non meno ch’io nello scrivere di tali costumi, inorridiranno i molti nel leggerli.
Se nell’ammogliarsi dunque il primo scopo si è d’aver moglie; ove non si voglia pure confondere (come di tante altre cose si fa) il mantenerla coll’averla; avere non si può, perché se non la tolgono al marito il tiranno, o alcuno de’ tanti suoi sgherri, ai quali invano si resisterebbe, gliela tolgono infallibilmente i corrotti scellerati universali costumi, conseguenza necessarissima dell’universal servitú.
Ora che dirò io dei figli? Quanto piú cari essere sogliono i figli che la moglie, tanto piú grave e funesto è l’errore di chi procreandoli somministra al tiranno un sí possente mezzo di piú per offenderlo, intimorirlo ed opprimerlo; come a se stesso procaccia un mezzo di piú per esserne offeso ed oppresso. E da una delle due susseguenti sventure è impossibile cosa di preservarsi. O i figli dell’uomo pensante si educheranno simili al padre, e perciò, senza dubbio, infelicissimi anch’essi; o dal padre riescon dissimili, e infelicissimo lui renderanno. Nati per