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tirannidi europee (massime in quanto spetta alle pecuniarie gravezze) eccedere dal tiranno ogni modo, nondimeno per codardía e viltá dei nostri popoli non si ardisce mai tentare nessuna lodevol vendetta, non che si ardiscano tentare di riassumere i naturali diritti, cosí inutilmente da lor conosciuti.
Capitolo Decimoterzo
Del lusso.
Non credo che mi sará difficile il provare che il moderno lusso in Europa sia una delle principalissime cagioni, per cui la servitú, gravosa e dolce ad un tempo, vien poco sentita dai nostri popoli, i quali perciò non pensano né si attentano di scuoterla veramente. Né intendo io di trattare la questione, oramai da tanti egregi scrittori esaurita, se sia il lusso da proscriversi o no. Ogni privato lusso eccedente suppone una mostruosa disuguaglianza di ricchezze fra cittadini, di cui la parte ricca giá necessariamente è superba, necessitosa e avvilita la povera, e corrottissime tutte del pari. Onde, posta questa disuguaglianza, sará inutilissimo e forse anche dannoso il voler proscrivere il lusso: né altro rimedio rimane contr’esso, che il tentare d’indirizzarlo per vie meno ree ad un qualche scopo men reo. M’ingegnerò io bensí di provare in questo capitolo che il lusso, conseguenza naturalissima della ereditaria nobiltá, nelle tirannidi riesce anch’egli una delle principalissime basi di esse; e che dove ci è molto lusso non vi può sorgere durevole libertá; e che dove ci è libertá, introducendovisi moltissimo lusso, questo in brevissimo tempo corromperla dovrá e quindi annullarla.
Il primo e il piú mortifero effetto del privato lusso si è che quella pubblica stima che nella semplicitá del modesto vivere si suole accordare al piú eccellente in virtú, nello splendido vivere vien trasferita al piú ricco. Né altronde si ricerchi la