Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/42

36
i. della tirannide
 



Capitolo Settimo

Della milizia.

Ma, o regni il tiranno stesso, o regni il ministro, a ogni modo sempre i difensori delle loro inique persone, gli esecutori ciechi e crudeli delle loro assolute volontá sono i mercenari soldati. Di questi ve ne ha nei moderni tempi di piú specie; ma tutte però ad un medesimo fine destinate.

In alcuni paesi d’Europa si arruolano gli uomini per forza; in altri con minor violenza, e maggiore obbrobrio per quei popoli, si offrono essi spontaneamente di perdere la lor libertá o (per meglio dire) ciò che essi stoltamente chiamano di tal nome. Costoro s’inducono a questo traffico di se stessi, spinti per lo piú dalla lor dappocaggine e vizi, e lusingati dalla speranza di soverchiare ed opprimere i loro eguali. Molti tiranni usano anche d’avere al lor soldo alcune milizie straniere nelle quali maggiormente si affidano. E, per una strana contraddizione che molto disonora gli uomini, gli svizzeri, che sono il popolo quasi il piú libero dell’Europa, si lasciano prescegliere e comprare, per servir di custodi alla persona di quasi tutti i tiranni di essa.

Ma, o straniere siano o nazionali, o volontarie o sforzate, le milizie a ogni modo son sempre il braccio, la molla, la base, la ragione sola e migliore, delle tirannidi e dei tiranni. Un tiranno di nuova invenzione cominciò in questo secolo a stabilire e mantenere un esercito intero e perpetuo in armi. Costui, nel volere un esercito, allorché non avea nemici al di fuori, ampiamente provò quella giá nota asserzione che il tiranno ha sempre in casa i nemici.

Non era però cosa nuova che i tiranni avessero per nemici i loro sudditi tutti; e non era nuovo neppure che, senza aver essi quei tanto formidabili eserciti, sforzassero nondimeno i lor sudditi ad obbedire e tremare. Ma tra l’idea che si ha delle cose e le cose stesse, di mezzo vi entrano i sensi; ed i sensi,