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dialogo
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che io l’avrei creduto acceso piú contro se stessi che contro di te; guai però, guai, se coloro ti avessero creduto ricco delle tue tante altre virtú! Ti si perdonavano le triviali e morali perché ad ognuno parea di poterle, volendolo, praticare. Tacitamente frattanto io osservava in me stesso, e giubilava di doppia gioia, ravvisando in te due cosí ben distinti, e cosí raramente accozzati personaggi: il «Gori» di tutti, e il «Gori» di se stesso; e direi, il «Gori mio», se questa parola «mio» in contrapposto del «tutti» non suonasse qui forse orgoglio e baldanza.

Francesco. Ed io, per provarti che amico vero in morte ti sono come giá in vita ti fui, render ti voglio non grazie per lodi ma biasimo; e dirti voglio che se pure in me tu commendi l’aver cogli antichi pensato e ai moderni non dispiaciuto, in ciò solo imitarmi dovresti. Giacché pure incominciato hai di scrivere, e del tutto forse non sei fuor di strada, libero e sublime sfogo nelle sole tue carte concedi alla splendida e soverchia tua bile; sottilmente e con discrezione negli scritti adoprata, ella è codesta bile il piú incalzante maestro d’ogni alto insegnamento, ma fra gli uomini viventi raffrenarla si debbe; nessuno mai correggerai coll’offenderlo, né maggiore de’ tuoi stessi minori mostrarti potrai, se maggiore in prima non ti fai di te stesso. Pensa coi classici, coll’intelletto e coll’anima spazia, se il puoi, infra greci e romani; scrivi, se il sai, come se da quei grandi soli tu dovessi esser letto, ma vivi e parla co’ tuoi. Di questo secolo servile ed ozioso, tutto, ben so, ti è nausea e noia; nulla t’innalza, nulla ti punge, nulla ti lusinga; ma, né cangiarlo tu puoi, né in un altro tu esistere se non col pensiero, e coi scritti. Pensa dunque, ancor tel ridico, pensa e scrivi a tuo senno; ma parla e vivi ed opera cogli uomini a senno dei piú. E su ciò fortemente t’incalzo, perché ti vorrei amato dai pochi bensí, e dai soli buoni stimato, ma non odiato mai da nessuno.

Vittorio. Comune non è questo pregio, poich’egli era il tuo. Io non ho in me quella umanitá, agevolezza e blanda natura che era pur tutta tua: sovrana dote per cui, senza lusinga né sforzo nessuno, in vece di abbassar te fino agli altri, parevi gli altri innalzar fino a te. E questa, credilo, è l’arte sola che fa e lascia