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dialogo
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di carattere cosí magnanimamente sdegnoso, impaziente e bollente; come potevi tu essere coi dotti, o pretesi tali, cotanto modesto, cogli ignoranti cosí umano, coi saputi cosí discreto, e coi soverchiatori in fine cotanto signor del tuo sdegno?

Francesco. Non fare mai né dir nulla invano fu sempre la principale mia massima. E siccome, per mostrarmi io erudito, (se pure stato lo fossi) giá non avrei in tutti costoro scemato l’orgoglio, ma di gran lunga bensí accresciuto in essi l’odio e la rabbia della lor dimostrata insufficienza, mi solea perciò tacere o non parlare se non richiesto; e ciò brevemente facea, e accompagnando sempre le parole mie col «mi pare»; formola, che tengono essi cotanto cara in altrui, mentre pure non esce mai di lor bocca. Ma non crederai tu per ciò che io avessi concepito il puerile e basso disegno di piacere a tutti, compiacendo ai piú, che son di costoro; no, di pochissimi volli, e giovommi, aver l’amore e la stima; degli altri soltanto non volli aver l’odio, il quale, anche non meritato, sempre ad un uomo buono riesce uno spiacevole carico, e sempre suppone che molti hai offeso; e quand’anche ciò facciasi, non se ne accorgendo l’uomo, o col solo valer piú degli altri, o col lasciarlo conoscere, a ogni modo viver dovendo fra gli uomini, e non potendo loro giovare offendendoli, se pure d’alcun pensiero si è fatto tesoro, va goduto per sé, o coi pochissimi amici, e interamente dissimulato coi rimanenti. Queste regole del bene o, per dir meglio, del queto vivere, alquanto debilette paranno alla tua indomita impetuosa indole; ma non si vuole né si può vivere in Siena e nella presente Italia, come giá in Roma, in Sparta e in Atene; e siccome in quella cittá molti forse, che per sé amata non l’avrebbero, praticavano od onoravano almeno la virtú, perché ciò voleva la imperiosa opinione dei piú; cosí nelle presenti cittá, dove i piú non la conoscono, ovvero l’abborriscono, è forza di fingere di non conoscerla o di non apprezzarla molto piú che essi l’apprezzino.

Confesso però che tra quelle quattro specie d’uomini che mi hai mentovate, i dotti, gl’ignoranti e i saputi mi hanno fatto ridere alcuna volta, e più spesso a compassione destato; ma i