Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
e non piú contaminate sue membra; altrove, di nobil sudore sotto le pesanti armi cospersa, nell’acqua lanciandosi, con forte nuoto soverchiare del Tevere l’onda: e per tutto in somma mostrarsi crescente speme alla repubblica, dolce e verace sollievo a’ suoi genitori, maraviglia e terrore ai nemici.
Giá odo nel fòro risorta quella maschia, libera e veramente romana eloquenza, per cui dalla tribuna tuonando, lá i popolari tribuni, qua i consoli, delle importanti leggi, del muover la guerra, dell’accordar la pace discutono. Oratori veri son quelli, a cui la sublimitá del soggetto materia al ragionar mancar mai non lascia; a cui la libertá, maestra dell’energico parlare primiera, di lodevole ardire, di caldo amor per la patria, e di tenace costanza soccorre. Ma dispersi, avviliti, e confusi, tacciono quegli altri parlatori pur tanti, che nella lunga nostra servitú di oratori il nome usurpavansi; colpa dei tempi, nol niego, ma, colpa di essi non meno; che con sordide adulazioni una cosí nobile arte prostituivano; mentre, se libero non era il parlare, liberissimo era pur sempre il tacersi.
In questo augusto senato, oramai piú non odo, con cosí poca maestá di tal ordine, contendere i giorni interi, per decretar poi a gara mentiti ed infami onori al vizio imperante, non piú conoscere delle concussioni dei proconsoli e questori nelle desolate provincie; non piú le reciproche accuse di lesa maestá; non piú d’esigli, di confische, di morti, di proscrizioni. Il senato di Roma, al suo antico e sacro uffizio riassunto, alla sicurezza dei cittadini veglia e provvede, la pace mantiene, ove con decoro del romano popolo mantenersi ella possa; la guerra ordina; e per mezzo di cittadini soldati e di capitani cittadini, coll’antica virtú e felicitá, ogni guerra piú disastrosa e terribile vince.
La sacra via, che al Campidoglio conduce, un’altra volta di veri romani trionfi si adorna. Non sovra eccelso carro un imperatore, coi nemici (che visti non ha) effeminato ed imbelle; coi propri soldati timido inesperto capitano, coi cittadini suoi crudele, assoluto e feroce; ma un imperator sottoposto alle leggi rimiro tra i veri applausi di libera gioia modestamente