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iii. panegirico
 



finora; non quando eri privato, perché cittadino mostrarsi niun uomo allora attentavasi; non quando eri assoluto principe, perché uguali non avendo, cittadin non puoi essere; ma il primo fra gli uomini e stati e futuri diventi tu, da quel giorno stesso, in cui dall’impero a vera cittadinanza ascendendo, teco i concittadini tuoi, da un reo e lungo servaggio a libertá promuovi ed innalzi.

VII

Ma sempre, malgrado mio, mentre io mi propongo di esporre i mezzi di annullar la tirannide, non so qual nume, con irresistibile forza mi tragge ad esporre e descrivere i divini effetti, che dalla estirpazione di essa ridonderebbero; e, senza avvedermene quasi, ad enumerarli pur sempre trascorro. Cedasi dunque all’impetuoso sovrano genio della libertá; ch’egli è certamente l’inspirator de’ miei sensi; e col ragionar degli effetti diversi di essa, in tal maniera l’animo di Traiano si accenda a restituir libertá, e quello dei romani a, desiderandola, meritarla, che dalla perfetta concorde ed intera volontá di chi ardentemente la brama, e di chi umanamente ad accordarla si appresta, vengano ad un tempo, ed a facilitarsene i mezzi e ad annullarsi gli ostacoli.

Giá tanti e tali mi si affollano alla mente i preziosi beni, che dalla riacquistata libertá ridondar si vedrebbero, che io, ripieno il core di una dolce emozione, turbato l’animo, accesa e trasportata la fantasia dai cosí diversi, e tutti lieti e tutti vasti pensieri, non so qual prima qual dopo ne narri; qual debba accennare, su quale estendermi, di quale tacere; onde, per la soverchia voglia di esprimere, non con premeditata eloquenza, che un cosí alto soggetto la sdegna, ma con semplicitá e calore, ciò che l’animo tutto mi accende, invade e consuma, io temo di poter dir tanto meno, quanto piú sento che termine al dire giammai non porrei. Disordinati accenti, come il cuore e la fantasia li dettano, interrotti fors’anche da lagrime