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di plinio a traiano
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il sortivano, sacro sará per se stesso e memorando e divino ed eternamente venerato il nome di «Traiano uomo», che ad uomini oppressi e non liberi, spontaneamente restituiva, piú preziosa assai che la vita, la libertá.

Gli ostacoli che a una cosí magnanima impresa incontrare ei potesse, (fra cui, superato il primo della milizia, gli altri tutti per se stessi si appianano) se ad esser vinti richiederanno violenza, Roma ne’ suoi diritti rientrata adoprerá contro que’ rei cittadini che cittadini non sono, la forza; se abbisognerá senno, sagacitá, previdenza e vivi esempi di rara virtú, Roma con occhi pietosi rivolgerassi allora a Traiano. Qualunque sia la dignitá ch’egli a se medesimo riserbi, in quella le altre tutte staranno; e s’anco non ne volesse il suo grande animo alcuna serbare, Traiano privato, Traiano cittadino, sarebbe pur sempre Traiano tribuno, console, dittatore, e se maggior cosa può esservi in Roma. Tanto piú bello, e piú lieto allora, e piú puro l’imperar suo, che tutto alla propria virtú, al libero e verace amore de’ suoi cittadini il dovrebbe; non all’altezza del grado, non alla insolente baldanza degli eserciti, non al terrore de’ suoi eguali.

E, per appresentarti finalmente, o virtuoso egregio uomo, il piú alto e ad un tempo il piú dolce termine della tua gloria, avverrá forse anco che la invidia, peste non estirpabile mai, tenterá di lacerarti e di nuocerti. Tu forse, ridivenuto privato, ti udrai con irriverenza licenziosamente biasimare; ma all’ombra delle leggi, per te in forza e venerazione tornate, godrai tu tranquillo della inesplicabile gioia di essere uomo fra uomini: e da quei pochi, liberi, aperti e non tremanti nemici, verrai a conoscere ed accertarti che i molti ammiratori, veneratori ed amici tuoi, mentiti oramai piú non sono. Tutti in somma, ed in te e per sempre in tutti, annullando tu stesso le funeste prerogative dell’assoluto potere, cui dá e mantiene la forza, tutte, ed in numero infinito, a riacquistar tu verrai quelle tante, e sí dolci, e sí grandi, cui sola può dare e mantener la uguaglianza. Privato nascesti, ma in disastrosi tempi, e non liberi. D’uomo, nel suo intero, esercitarne l’ufficio non ti fu dato