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dissoluti e corrotti; uomini sono, alla cui piena felicitá, poca terra, quieto e sicuro vivere, con moglie e figli e libertá, basterebbero. Ecco dunque, che ciascuno d’essi, o piú o men buono, può essere però ancora cittadino; or donde mai, donde nasce che, riuniti, costoro il contrario divengano d’ogni viver civile? Lieve cosa è le ragioni assegnarne. Erranti sempre, non conoscono patria; privi delle domestiche dolcezze, non conoscono quei potentissimi affetti di padre e marito, che la umana ferocia pur tanto rattemprano, e che delle altrui sventure compassionevoli cotanto ci fanno; avvezzi alle rapine e alle prede, scialacquatori facilmente delle mal acquistate ricchezze si fanno; a continua e dura obbedienza costretti, quella repressa lor rabbia con fierissima inumanitá poi disfogano contro i piú deboli di loro; delle loro armi in somma vivendo, ogni ragione, ogni speranza, ogni ordine, ogni loro cittadinanza nelle armi sole ripongono. Tali sono i soldati pur troppo, romani giá non dirò né di Roma, ma i soldati che da Roma nutriti, han Roma distrutta. E tali esser debbono e sempre saranno, i soldati che cittadini non sono; che colla stessa mano la spada e la marra a vicenda non trattano; e che, non diventando mai padri, cessano d’esser figli di vera repubblica. Ma cotai mostri, la di cui pestifera realtá nella loro sola riunione consiste, divisi, dispersi, umanamente trattati, uomini ridivengono e cittadini, a un solo cenno che Traiano ne faccia. Sì, ottimo principe, ad un solo tuo cenno, migliaia e migliaia di cittadini rinascono; e, con doppio guadagno per la oppressa repubblica, migliaia e migliaia di nemici, di oppressori, di distruttori di essa spariscono. Ed era dagli immortali dèi un tanto prodigio riserbato ai tuoi tempi.
Cessato appena nei veri cittadini il terrore che a loro giustamente cagionano questi superbi eserciti, le virtú, da prima e principalmente pel tuo sublime esempio, poi per se stesse e per le creatrici libertá, in folla si vedranno rinascere. Traiano, tu allora godrai di un bene ignoto sempre a chi impera, di un bene infinito, inesplicabile, e sommo per un core ben fatto e magnanimo; il trovar emuli nella virtú.