Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
e verace virtú dá necessariamente sopra chi n’è ammiratore ed amante. Quindi si componea di consolari uomini quel venerabil senato, che per tanti secoli era dei re della terra l’ammirazione ad un tempo e il terrore. Le lontane e troppe guerre costrinsero poi Roma a moltiplicare gli eserciti e i capitani; e con somma imprudenza ne lasciò ella troppo lungamente il comando ad alcuni suoi cittadini, che tosto cessarono d’esserlo. I soldati allora non piú dal cuore di Roma, o dall’Italia almeno, ma dalle piú rimote provincie estraendosi, barbari quasi di costumi e di civiltá, Roma o niente o mal conoscendo, di sangue giá ad essa nemico procreati, di libertá vera ignari; costoro la repubblica nel lor capitano riposero, ogni volta che con illustri e spesse vittorie di molte ricche prede saziandoli, in fomentare i lor vizi piú che in accrescere la lor disciplina e valore, quel capitano, vie men romano di loro, si adoperava. Cesare ebbe primo la vile e crudele baldanza di farsi tacitamente de’ suoi soldati re, per farsi poi della sua cittá apertamente tiranno. Non eran piú cittadini que’ suoi soldati; e dal cessare essi d’esserlo, al cessar la cittá non fu, né esser potea, lungo il frattempo; quindi un civile moderato governo tosto cangiossi in un militare e violento. Furono da quel punto in poi il senato nostro, le pretoriane coorti; i nostri tribuni del popolo, i centurioni; i sacri consoli, l’imperatore perpetuo ed unico, e quale! —
O Roma, dello stesso tuo nome appellarti potesti, e cosí cangiata, cosí vilipesa, cosí straziata, tutto soffrire e tacerti? — Ma il tempo è al fine pur giunto; sì, il tempo, in cui, da medica sovrana mano ristorate le tue acerbissime piaghe, ti rifarai piú bella e non men grande e piú saggia. L’imperatore tuo unico console e cittadino vero vuol farsi. Gli eserciti numerosi e superbi da cui egli ricevuto l’impero non ha, ma che da lui novella e veramente romana disciplina riceveano; gli eserciti che sotto le gloriose sue insegne imparato hanno non meno a sconfiggere e debellare i nemici che a rispettare, conoscere e adorar la repubblica; gli eserciti in somma, che lo aman temendolo, cesseranno, per gli umani suoi giusti provvedimenti, di essere il flagello e il terrore della loro propria cittá. Niuno