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ii. del principe e delle lettere
 



ai loro eserciti e, piú tempo addietro, alle violenti risse dei Gracchi; a tutte queste rovinose pesti si sarebbe forse potuta vittoriosamente opporre la forza della sana opinione, se maestrevolmente ella fosse stata conservata, rinnovellata e corroborata dai continui ed alti insegnamenti della ragione e del vero, che sotto infinite forme fatti penetrare dai molti eccellenti scrittori fin nel piú infimo cittadino di Roma, tutti nel dritto sentiero rattenuti piú a lungo gli avrebbero. E si noti per cosa certissima che la influenza degli scritti, allorché tendono a rinnovare o confermare una sana opinione, riesce molto superiore al poter delle leggi; appunto perché il libro cortesemente soggioga col solo convincere, e la legge duramente fa forza coll’assolutamente costringere. Io perciò mi riprometterei piuttosto di pervenire piú brevemente e efficacemente a innestare nel cuore di una moltitudine una qualunque veritá, porgendogliela replicatamente per via di diletto, in una teatrale rappresentazione da tutti intesa e gustata, che non per via di una diretta concione, e molto meno per via di una costringente, ancor che giusta e legittima, legge.

La ragione ed il vero sono quei tali conquistatori che, per vincere e conquistare durevolmente, nessun’altra arme debbono adoperare che le semplici parole. Perciò le religioni diverse e la cieca obbedienza si sono sempre insegnate coll’armi; ma la sana filosofia e i moderati governi coi libri.

Capitolo Undecimo

Esortazione a liberar l’Italia dai barbari1.

Ma tra quante schiave contrade nella Europa rimiro, nessuna al nuovo aspetto delle lettere potrebbe piú facilmente (a



  1. Cosí intitolò il divino Machiavelli il suo ultimo capitolo del Principe; e non per altro si è qui ripetuto, se non per mostrare che in diversi modi si può ottenere lo stesso effetto.