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libro iii - capitolo x
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ripetere che non è vero che il tutto sia stato giá detto. Ma, se pure anche ciò fosse, non tutti leggono tutto ciò che è stato giá detto; o per essere in lingue non note abbastanza, o per essere sotto forme difficili e non dilettevoli appresentato, o per non essere in fine adattato al gusto ed ai tempi. Quindi le veritá giá dette dai greci nelle loro tragedie, commedie, poemi, satire, storie ecc., nuove riappariranno del tutto in tali moderne composizioni, ove lo scrittore abbia in se stesso assai piú pensato e sentito che non imitato; e, parlando io sempre dello scrittore sublime, mai non dubito che ciò altrimenti possa essere.

Un tale moderno secolo letterario, che può diventare maggiore d’ogni altro, io lo reputo giá bello e nato. Basta che i sommi ingegni moderni, nati per iscrivere, vogliano da prima ben conoscere e stimare se stessi; e che poscia, la loro fama assai piú apprezzando che il loro corporeo ben essere, rotti i loro nativi ceppi, si ricovrino in parte dove adoprare essi possano, senza tremare, tutte le lor facoltá: e basta che i belli ingegni nati soltanto per leggere, vogliano incontaminati vivere pensando e leggendo, lontani sempre da ogni aura pestilenziale di corte.

In tal modo, le lettere torneranno indubitabilmente purissime ed alte e giovevoli; puri e sublimi essendone, come di alta deitá, i sacerdoti e i devoti. E si appellerá questo secolo dalla virtú che il féa nascere, e che proteggevalo sola: «il secolo della indipendenza».

Capitolo Decimo

Che da tali nuove lettere nascerebbero a poco a poco dei nuovi popoli.

Roma, dall’aver cacciati i re, ricevea quell’impulso a virtú, che per tanti anni la facea sempre poi crescere e cosí sterminatamente grande al fin la facea. E questo negar non si può, mirando agli effetti. Dall’avere ella poi soggiogate molte nazioni, e massime le suddite ai re, ne riceveva, insieme coi loro