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ii. del principe e delle lettere
 



è perito; Augusto dalla divina tromba di Virgilio ottien quella vita, che Scipione solo meritava. Si osservi tuttavia nell’Eneide, che Augusto non è, benché paghi, l’eroe di quel poema, né   o poteva pur essere. Scipione all’incontro, per la semplice forza della sua virtú, potea e può veramente accendere di sé un epico poeta, e ampiamente rimunerarlo colla semplice fama d’amendue. Che la parola «epico» parmi che debba importare alti eroi, alta impresa, alti effetti, altamente pensati e descritti; e qualunque di queste altezze vi manchi, io credo che l’epico cessi. Quindi il moderno epico e libero poeta, in vece d’intrudere nel suo tema episodiche lodi di Augusti o di altri principi meno possenti ancora e piú vili, vi inserirá le lodi dei veri eroi, degli illustri cittadini passati; sempre o poco o nulla dei viventi parlando, per rispettare ad un tempo e l’altrui modestia e la propria. Un sí fatto poema riuscirá di assai piú giovamento che nessunissima storia, appunto perché dilettando assai piú, non insegnerá niente meno; e gli uomini preferiscono sempre quell’utile che piú vien misto al diletto.

Cosí gli scrittori che la tragedia maneggiano potranno allora alla antica sua maestá ritornare il coturno: potranno di ben altre passioni discorrere e ben altre destarne, e con ben altre infiammare che col solo ed anche snervatello amoruccio.

Cosí la commedia imprenderá allora a combattere e porre nel dovuto ridicolo i veri vizi, e piú i maggiormente dannosi. Perciò si verranno a trarre i soggetti di commedia non meno dalle stolte e superbe aule dei re e dei loro scimmiotti, i potenti, che dalle case dei semplici ed oscuri privati. Non saranno queste tali tragedie e commedie recitate nel principato; che importa? introdotte pure vi saranno elle di furto, e tanto piú lette quanto piú impedite; e approvate, e per cosí dire affigliate saranno dalla repubblichetta dei nobili letterati, finché poi venga quel giorno che in pieno teatro recitar si potranno. E verrá quel tal giorno, perché tutti i giorni giá stati ritornano. E allora, tanta piú gloria ne riuscirá a quegli autori, quanta piú n’è dovuta a chi ha saputo disprezzare la falsa glorietta del subito, ed anteposto ha di scrivere per uomini veri, ancorché