Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/229

 
libro iii - capitolo viii
223



ai suoi, si viene a combattere. Cosí purificati costoro dal loro doppio originale peccato dell’esser nati e nobili e non cittadini, vorrei che unicamente alle lettere si consecrassero; poiché esse sole prestano all’uomo un vero ed onorevole mezzo di fare col tempo rivivere quella patria, la quale poscia (esistente allora davvero) con vera gloria ed onore difendere allor si potrebbe da essi con l’armi loro e col sangue. Un vero prode nel principato, ove non sia egli uno stupido, non può certamente dissimulare a se stesso, che assai piú coraggio si richiede ad impugnare in un tal governo la penna che non ad impugnarvi la spada. Perciò vorrei che tra questa picciolissima parte di nobili letterati, quei pochissimi che si sentono veramente mossi da quel naturale impulso divino qua sopra descritto, si destinasse ad essere come i Deci della nascitura repubblica; e che espatriandosi, per cercar libertá dove ella si trova, ogni loro propria presente cosa sacrificassero alla futura lor patria. Riacquistato cosí l’intero esercizio del loro intelletto e della lor penna, vorrei che tanta e tal guerra, e sotto cosí diversi aspetti, movessero alla assoluta ingiusta e mortifera potestá, che della loro divina fiamma venissero essi poi, quando che fosse, ad incendere le intere nazioni.

La nobiltá del loro nascere grandissima forza e peso arrecherebbe ai loro argomenti. Avendo essi la possibilitá di ottenere tutte le soprammentovate infamie di corte, lo averle spregiate, l’averne conosciuto e svelato il distributore, tutto questo fa sí che la loro ira non potrebbe mai venir tacciata di bassa invidia; cagion sempre vile, indegna sempre di operare alti effetti, indegna sempre di annunziare la veritá; e che moltissimo ognora la va guastando e minorando, ove ella l’annunzi.

Espatriati dunque e posti in sicuro questi pochissimi sommi e illibati, che dal loro spontaneo e nobile esiglio tuonano veritá, una piccola repubblica di altri letterati pensanti, leggenti e non iscriventi, potrá rimanersi sicura infra gli stessi artigli del principato; poiché la virtú sua, e l’effetto che ne dée ridondare, non sarano se non negativi. Costoro, attese le loro ricchezze, il lustro del loro nome ed i passati onori degli avi; costoro