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libro i - capitolo iii
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tempo, dell’accattata sterminata sua forza ideale. Rabbrividisce nella sua reggia il tiranno (se l’assoluta autoritá non lo ha fatto stupido appieno) allorché si fa egli ad esaminare quale smisurato odio il suo smisurato potere debba necessariamente destare nel cuor di tutti.

La conseguenza del timor del tiranno riesce affatto diversa da quella del timore del suddito; o, per meglio dire, ella è simile in un senso contrario; in quanto né egli né i popoli non emendano questo loro timore come per natura e ragione il dovrebbero: i popoli col non voler piú soggiacere all’arbitrio d’un solo; i tiranni col non voler piú sovrastare a tutti per via della forza. Ed in fatti, spaventato dalla propria potenza, sempre mal sicura quando ella è eccessiva, pare che dovrebbe il tiranno renderla alquanto meno terribile altrui, se non con infrangibili limiti, almeno coll’addolcirne ai sudditi il peso. Ma, nella guisa stessa che i sudditi non diventano disperati e feroci, ancorché altro non resti loro da perdere se non una misera vita; cosí neppure il tiranno diventa mite ed umano, ancorché altro non gli rimanga da acquistare se non la fama e l’amore dei sudditi. Il timore e il sospetto, indivisibili compagni d’ogni forza illegittima (e illegittimo è tutto ciò che limiti non conosce) offuscano talmente l’intelletto del tiranno, anche mite per indole, che egli ne diviene per forza crudele, e pronto sempre ad offendere e a prevenire gli effetti dell’altrui odio meritato e sentito. Egli perciò crudelissimamente suole punire ogni menomo tentativo dei sudditi contro a quella sua propria autoritá, ch’egli stesso conosce eccessiva; e non lo punisce allorquando eseguito sia o intrapreso, ma quando egli suppone, o finge anche di supporre, che un tal tentativo possa solamente essere stato concepito.

La esistenza reale di queste due paure non è difficile a dimostrarsi. Di quella dei sudditi, argomentando ciascuno di noi dalla propria, non ne dubiterà certamente nessuno; della paura dei tiranni assai ne fan fede i tanti e cosí diversi sgherri che giorno e notte li servono e custodiscono.

Ammessa questa reciproca innegabile paura, esaminiamo