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ii. del principe e delle lettere
 



pel principe che lo pasce. Piú oltre, menzionando Giunio Bruto, cioè il liberatore, e quindi il fondatore vero di Roma, dice il leggiadro poeta: «animamque superbam ultoris Bruti»1; ed ecco il non cittadino, il traditor della gloria, della libertá e dell’utile verace di Roma. Falsissimo, vile ed iniquo pensiero fu il suo di non dire, per la patria liberata da un Bruto, altro che «animamque superbam», e di avvelenare ancora quell’epiteto giá improprio, coll’aggiunto di «ultoris Bruti»; come se Bruto non fosse stato mosso da altro impulso che dalla privata vendetta, e altra impresa non avesse egli a fine condotta, che il vendicare la contaminata Lucrezia. Ma per i figli condannati dal padre (tratto, la cui ferocia non può essere scusata né abbellita, se non dalla riacquistata libertá) ci impiega egli maliziosamente quattro versi, sparsi di veleno cortigianesco; in cui dovendogli sfuggire per forza l’epiteto di «pulchra» a «libertate», intieramente lo cancella tosto coll’aggiungervi in fine il «laudumque immensa cupido»2; e con ciò Virgilio viene a dipingerci Bruto non come un cittadino liberatore, ma come un vendicatore crudele e vanaglorioso.

Che ne risulta da un cosí fatto scrivere? O il lettore, che non conosce Bruto altrimenti che da Virgilio, piglierá piú avversione che amore per Bruto e, stimando piú le private virtú che le pubbliche, abborrirá il parricida, senza badare al liberator della patria; tollererá gli Augusti, li crederá per anche necessari alla pubblica felicitá; ovvero il lettore, iniziato giá nelle cose romane da Livio, nulla potendo aggiungere alla stima e venerazione ch’egli avea giá concepita per Bruto, molto aggiungerá pur troppo al disprezzo ch’egli giustamente anche concepito avea per Virgilio ed Augusto, nel leggerne le sopra mentovate lodi non meno indiscrete che vili. Ma questo falso e debole pensare, potea egli forse provenire in Virgilio dall’avere egli stimato in suo cuore maggiormente Augusto che Bruto? niuno è che ciò creda. Non proviene dunque questa virgiliana viltá



  1. «E il superbo animo di Bruto vendicatore». Virgilio, lib. VI, v. 819.
  2. «E l’insaziabile desiderio di lode». Virgilio, lib. VI, v. 824.