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libro ii - capitolo v
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vi è stato mai; cosí, né scultore delle sue statue, e molto meno architetto; ché questo artefice piú di tutti ha bisogno d’altrui per esercitar l’arte sua, ove però non si voglia egli contentare di dar vita alle sue idee nei semplici disegni.

La musica, nobilissima arte anch’essa, e la prima forse per muovere e per esprimere (benché passeggeramente) le passioni tutte e gli affetti; la musica potrebbe, in un certo aspetto, bastare ella pure a se stessa. Ma nei nostri tempi da alte persone non viene esercitata se non per proprio diletto; in oltre, le sue creazioni abbisognano pure d’esecutori, poiché quelle carte notate sono mute per se stesse, se a farle parlare non vengono gli strumenti. E la musica, vocale che dée pur preferirsi a tutte l’altre, le quali altro non sono che una imperfetta imitazione di essa, la musica vocale è schiava nata dello scrittore; ed anzi (come giá era in Grecia per lo piú) non si dovrebbe ella mai scompagnar dal poeta.

Si lascino dunque proteggere dai principi queste quattro arti, che per se stesse o sussistere non possono, o non abbastanza fiorire; e che, anzi, dalla protezione e dai premi ottengono incoraggiamento e miglioramento, senza che all’artefice ne scemi punto la fama. Ma le alte e sacre lettere sdegnino, abborriscano e sfuggano ogni protezione, come a loro mortifera; poiché pur tanto debbono elle scapitarvi, e per se stesse e per gli artefici loro.

I principi, senza avvedersi forse della vera ragion che li muove, ricompensano in fatti le arti, e le fanno anzi stromento della loro grandezza. Non possono dissimulare a se stessi che una vasta e bene architettata reggia in cui, fra loro e i ben ideati arredi, campeggino molti dipinti e statue sublimi, ella è la maggiore e la piú nobile parte del loro essere. Ben sanno i principi che la stoltezza del volgo reputa veramente grande colui che in mezzo a cose preziose e grandi si ricovera. Ma sfuggono essi bensí di proteggere, di ricompensare e d’accogliere i veramente alti scrittori; perché, al confronto di questi, appariscono vie piú sempre minori essi stessi. Se il tiranno Dionisio avesse albergato nella sua reggia Platone, chi avrebbe piú badato a Dionisio?