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libro ii - capitolo v
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divario che d’aver l’uno spiegato i suoi sensi con lo scarpello e pennello, l’altro con la penna e l’inchiostro.

Agli artisti sublimi io tributo quel rispetto e ammirazione tutta che loro è dovuta; ma non penso interamente cosí. E volendo io investigare il fonte di questo moderno e tardivo entusiasmo che si professa per le arti assai piú che per le lettere, principalissima cagione di esso ritrovo pur anche essere l’assoluta potenza, che non teme in nulla le arti, e quindi le favorisce; mentre le temute lettere disturba, se può, o almeno le svolge o le discredita o le impedisce. Ma pare che anche l’arti stesse, smentendo in questo nostro secolo la loro dipendente natura, concorrono a gara con le lettere a schernire la protezion principesca; poiché in questi tempi, ove elle sono pur tanto ricompensate, incoraggite e protette, elle negano assolutamente di dare nessun sommo artista, mentre pur tanti ne diedero allorché assai meno ci si pensava.

Ma tornando al mio tema, che è di provare la differenza che passa fra l’arti e le lettere, dico e sempre dirò che un ottimo quadro non volta però mai il foglio; onde egli è pur sempre un assai minore sforzo d’invenzione, di composizione, di condotta, di giudizio, di combinazioni, di abbondante e maturo pensare, di quel che lo sia un gran libro qualunque, e massimamente un poema: quindi è pur sempre assai minore l’effetto che egli produce nell’animo altrui. Che se in vece dei libri antichi greci e latini, pervenute ci fossero soltanto le greche pitture e sculture, noi certamente saremmo ignorantissimi e barbari; poiché la vera grandezza dei romani sta nelle cose che di loro ci narra Tito Livio, e non giá nel Panteon, o nel Colosseo: anzi le opere grandiose, e perciò di gran costo, fanno sempre fede di un’assoluta sterminata autoritá, di molto ozio politico e di gran corruzione. Le altre imprese al contrario, e gli uomini che lo condussero fanno fede di un popolo libero e grande.

Perciò, anche ammettendo che uno stesso impulso per diversa via spinga e il sublime artista e il sublime scrittore, si dée pure sempre anteporre l’opera di colui che ha trascelto la