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libro ii - capitolo iii
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desiderio, benché per se stesso fortissimo, basti solo a far loro perfezionare le lettere pare problematico; e dai piú degli scrittori, e massimamente nel principato, è stato deciso e creduto il no. Io sarei di contrario avviso: e tenterò di provarlo, discutendo appieno una tal questione. Questa, a parer mio. è una delle tante cose che paiono a chi non si profonda ben addentro; e che non sono, a chi vuole molto riflettervi. Si dice ogni giorno: — Quel giovinetto ha certamente sortito dalla natura un grandissimo talento per la poesia; ma egli nasce di parenti non ricchi, che lo sforzano a tirarsi innanzi colle leggi, onde non la potrá mai coltivare. — A ciò rispondo io, domandando: — Codesto giovinetto, è egli povero a segno di dover accattare? — — Non è. — Dunque i primi bisogni di necessitá non lo incalzano. Prosieguo, e domando: — Ha egli ricevuto quella bastante istruzione, per cui l’uomo si mette in grado di poter far da se stesso? — Benissimo ha fatto e con somma lode i suoi studi; che se altrimenti fosse, mera temeritá sarebbe la nostra il giudicarlo capace di poter egli mai scrivere eccellentemente. — Ciò basta, conchiudo io; e s’egli ha veramente quel genio che voi gli supponete, quel genio lo infiammerá e lo costringerá piú assai al far versi, che non la necessitá, o il garrire del padre, allo studiare e professare le leggi. E cosí fecero il divino Petrarca ed il Tasso, ed Ovidio per dir degli antichi, ed altri ch’io taccio. Se dunque è nato per esserlo, si fará codesto vostro giovinetto un eccellente poeta mal grado di tutti, perché natura può piú di tutto.

Ma spessissimo il mezzo ingegno e il debole impulso vengono scambiati colla ispirazione vera; e perciò si piange tante volte in erba la fama di molti futuri grandi uomini, soffocati, per quanto si dice, dalle loro avverse circostanze; i quali, se le avessero avute favorevoli, avrebbero smentito una sí dolce aspettativa. Ciò mi fa credere, e non senza ragione, che la protezione possa bensí giovare agli ingegni mediocri, i quali per mezzo di essa poco dánno, ma niente affatto darebbero senz’essa; ma che ella sia assolutamente nociva ai sommi ingegni, in quanto questi assaissimo piú darebbero se non l’avessero. E