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libro i - capitolo x
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pure mai laudare il vizio; né, molto meno, può insegnare la vera virtú, senza dimostrare o accennare che il fonte di essa non può essere, e non è stato mai, né l’obbedire al capriccio di un solo, né il servire, né il tremare.

Ciò posto, io dunque dico che nessuna vera sublime epica poesia, nessuna tragedia né commedia né storia né satira né opera filosofica né arte oratoria, né in somma alcun ramo di belle lettere (tolto il madrigale, il sonetto puramente amoroso, e la pastorale) potrá mai riempire nel principato il suo proprio dovuto scopo e dare nel vero, senza offendere o piú o meno l’autoritá assoluta. E, se non volessi esser breve, e massimamente in questo primo libro, potrei ampiamente provare quanto asserisco. Ma per mille ragioni mi vaglia una sola; e siano i fatti. Domando: qual è il buon libro (veramente stimato tale) che, sviluppando altre passioni umane che l’amore, o tutto o in parte, da qualche principe, e in qualche tempo, non sia stato proibito o screditato o schernito o calunniato o perseguitato? Ma che pro? i libri sussistono e durano contra ogni ira, potente o impotente sia ella, purch’essi sian ottimi.

Non potendo adunque il moderno principe europeo assolutamente impedire che i libri buoni giá fatti continuino ad esistere e ad esser letti; né che alcuni altri buoni, ma sempre pochi, se ne vadano scrivendo, accortamente fará egli se saprá non mostrarsi interamente contrario alle lettere, e se saprá premiarne a tempo gli artefici; anteponendo però sempre i mediocri ai sommi e astutamente cercando di fare che i sommi rimangano o paiano mediocri, coll’impedir loro cortesemente di pensare e di scrivere, fin dove bisognerebbe. Per la stessa ragione egli fará benissimo di fingere di onorare gli scrittori morti, col ristamparli; ancorché tali siano che, se avessero scritto a tempo suo, sotto lui, gli avrebbe egli, potendo, piuttosto soffocati che non mai dati in luce. In tal guisa perverrá forse il principe a persuadere ai piú che egli non teme l’effetto di una certa libertá di scrivere e di pensare. E quella stessa apparente sua noncuranza sará anche uno scoraggimento grandissimo a chi sperasse di farsi un nome liberamente pensando e scrivendo; perché