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ii. del principe e delle lettere
 



Capitolo Primo

Se il principe debba protegger le lettere.

— Protezione, onori, incoraggiamenti, mercedi; — odo per ogni parte gridare dalla ingorda turba, che delle sacre lettere (come d’ogni piú rea cosa) vuol traffico fare e guadagno. Ma che altro per lo piú da queste grida ridonda, se non la viltá del chiedere e l’obbrobrio delle ripulse?

Risponde il principe che i letterati sono inutili al ben pubblico (il quale da lui vien tutto riposto in se stesso); che riescono talvolta dannosi e nocivi alla perfetta obbedienza, come indagatori di cose che debbono rimanere nascoste; e che ad ogni modo sono i letterati piú assai da temersi che non da pregiarsi.

Io mi propongo di trattare profondamente, per quanto il saprò, queste politiche questioni qui accennate. E da prima, investendomi io, per quanto il potrò, del pensare del principe, anderò investigando, in questo primo libro, le ragioni che militano in lui a favore e contro alle lettere; e se debba egli quindi proteggerle o no.

Capitolo Secondo

Cosa sia il principe.

Ma prima d’ogni altra cosa, per intendersi e spiegarsi, mi par necessario il definire esattamente le due parole, che saranno per cosí dire il continuo perno di questo trattato. E, dovendo io definire cosa intender si voglia per principe, dico che ai tempi nostri la parola «principe» importa: «colui che può ciò che vuole, e vuole ciò che piú gli piace; né del suo operare