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PROTESTA DELL’AUTORE

Non la incalzante povertade audace,
scarsa motrice a generosa impresa;
non l’aura vana, in cui gli stolti han pace
d’ogni lor brama in debil fuoco accesa;

non l’ozio servo, in che la Italia giace;
cagioni, ah! no, queste non fûr, ch’intesa
m’ebber la mente all’alto onor verace
di far con penna ai falsi imperi offesa.

Un dio feroce, ignoto un dio, da tergo
me flagellava infin da quei primi anni,
a cui maturo e impavido mi attergo.

Né pace han mai, né tregua i caldi affanni
del mio libero spirto, ov’io non vergo
aspre carte in eccidio dei tiranni.