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i. della tirannide
 



altre simili continue offese, che troppo lungo e pomposo declamatore parrei se qui ad una ad una annoverarle volessi; ove la vita vera dell’uomo consista nell’animo e nell’intelletto, il vivere in tal modo tremando, non è egli un continuo morire? E che rileva all’uomo, che nato si sente al pensare e adoperare altamente, di conservare tremante la vita del corpo, gli averi e l’altre sue cose (e queste né anche sicure) per poi perdere, senza speranza di riacquistarli giammai, tutti, assolutamente tutti, i piú nobili e veri pregi dell’anima?

Capitolo Ottavo

Con qual governo gioverebbe piú di supplire alla tirannide.

Ma giá giá mille altre obbiezioni non meno importanti m’insorgono d’ogni intorno: e queste saranno le ultime alle quali io mi creda in dovere di alquanto rispondere. — Piú facil cosa è il biasimare e il distruggere, che non il rettificare e creare. Che la tirannide sia un governo esecrabile e vizioso in se stesso, giá ben lo sapevano tutti coloro che stupidi affatto non sono; e per quelli che il sono inutilissimo era il dimostrarlo. Le storie tutte fanno fede della massima instabilitá dei liberi governi: onde riesce cosa intieramente vana il dimostrare che non si dée soffrir la tirannide, se infallibili mezzi non s’insegnano per eternare la libertá. —

Queste o simili obbiezioni (che ne potrei riempire inutilmente le pagine) è assai facile il farle, e non cosí facile l’impugnarle. Quanto alla prima, rispondo di volo che io non credo niente inutile il dimostrare ai non affatto stupidi, non giá che la tirannide sia un governo esecrabile e vizioso in se stesso, poich’essi dicono di saperlo, ma che quella specie di governo sotto cui essi vivono, e che sotto il blandissimo nome di monarchia si vanno godendo, altro in fatti non è se non una intera e schietta tirannide, accomodata ai tempi; tirannide