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xxvii

Io fommi da me stesso
     La Notte o ’l Giorno. E quando?
     O dormo o bene spesso
     20Son desto trastullando.
     Ah! s’io potessi sempre
     Tenermi vigilante,
     Saria con dolci tempre
     24Il Giorno a me costante.
Voi sospirando forte,
     Od’io, pianger sovente
     La disperata sorte,
     28Il mio destin dolente.
     E pur io con coraggio
     Imperturbato, e immoto
     Or soffro un tant’oltraggio,
     32Nè mai m’è noto.
Dunque non sia pur tolto
     Il brio della mia mente
     Per Quel, ch’agli altri è molto,
     36M’a me non ch’un niente.
     Che mentre io così canto,
     D’esser qual Rè mi vanto:
     Sebben un Garzoncello
     40Povero Ciecatello.