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Apparecchia lo sposo; e le donzelle,
Pronube d’Imeneo, sciolgono il canto.
D' arpe celesti al suono ella trapassa,
295E si dilegua nell’eterno die.
     Ma d’altre visïon, d’altri desiri,
D'altr’ estasi l'errante alma si pasce.
Quando, al cader d’ogni doglioso giorno,
Spietatamente rinnovata l'opra
300Della vendetta fantasia si pinge.
Mia coscïenza allor si acqueta: e sciolto
Dal mortal senso, a te lo spirto vola.
Oh infausti e cari della cieca notte
A me sol noti orrori! È dalla colpa
305Fatto il gioir più vivo. Ogni ritegno
Il rio dissolve tentator Nimico,
E schiude in me tutta d’amor la vena.
T’odo, ti veggio, il grazïoso volto
Mi alletta, e l’ombra colle braccia stringo.
310Mi desto: ed ahi! non più tua voce ascolto,
Più non ti miro, e al par di te scortese
Si dilegua il fantasma. Alto lo chiamo:
Nè a me risponde. Ambe le vòte palme
Disïosa gli stendo; e più mi fugge.
315Della perduta visïone in traccia,
Spontanea chiudo alfìn le luci al sonno.