Pagina:Alexander Pope - Lettera di Eloisa ad Abelardo.djvu/17

18

Ma tocca appena dal divino foco,
Di subito divampa, e a sè rapita,
Per sovruman vigor poggia alle sfere.
270Ah! vieni, ah! dimmi tu con qual poss’io
Arme vittrice soggiogar natura,
E tutta di Dio piena, amore e vita
In bando porre, e te non men: chè mai
Non fia che questo cor, dopo Abelardo,
275Trovi pace ed ajuto altro che in Dio.
Felice (oh quanto!) è l’innocente ancella
Che dal mondo obblïata, il mondo obblia!
Sereno lume in lei perpetuo splende:
Ne sono i preghi accetti: a suo talento,
280Senza fatica ogni desir depone,
E han sue leggi il riposo e l’opra alterna:
Misti con dolci lacrimose stille,
La via del Ciel conoscono i sospiri.
Cinta la Grazia d’immortal fulgore,
285Nel suo volto traspar: gli eletti Spirti
Le van bei sogni mormorando: a lei
Spunta dell’Eden la virginea rosa,
Vivace sempre in suo nativo stelo:
Per lei dalle agitate argentee penne
290De’ Serafini prezïosa piove
Alma fragranza, e ’l maritale anello