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il volta alpinista 57


Che bella, simpatica figura quel De Saussure! Ben disse il D’Archiac: per la perseveranza e la molteplicità delle sue ricerche geologiche, mineralogiche, fisiche e botaniche, e per la esattezza e precisione di queste, come per la dirittura e la modestia del suo carattere, che si riflette così bene ne’ suoi scritti, il Saussure è una figura a parte nella storia delle scienze naturali, è una individualità che si distingue nobilmente da tutte quelle che l’attorniano verso la fine del XVIII secolo. Naturale quindi che al Volta, il quale era giusto estimatore di uomini allo stesso modo ch’era profondo scrutatore di fenomeni, quella figura simpatizzasse altamente, e tornasse più di ogni altra cara ed interessante. Invero al De Saussure egli diresse pubblicamente varie sue dissertazioni1; con lui si consigliò sovente per questa o quella ricerca; fu più volte a trovarlo, facendo lunghe fermate a Ginevra, che predilesse ad ogni altra città; ed a’ suoi scritti ed alle sue imprese tributò ogni volta calorosi applausi, fino a sciogliere in sua lode un cantico, come vedremo più avanti2. Coincidenza fatale; ai primi dell’anno istesso in cui il Volta rendevasi immortale con l’invenzione della pila, il De Saussure cessava di vivere, non ancora sessantenne, ma con la fama già assicurata da opere egregie!

Così l’amicizia fra chi fu detto l’Omero delle Alpi e chi fu chiamato in re electrica princeps, naturae interpres et aemulus, fra colui che primo aperse le pagine grandiose della geologia alpina leggendo i geroglifici stampati dai secoli sulle roccie e colui che con un semplice apparecchio creò nuove forze, come disse il De la Rive, suscitando un calore ed una luce paragonabili al calore ed alla luce del sole, una potenza chimica superiore a quella dei vulcani, un magnetismo uguale a quello della terra e tutta una sequela di fenomeni fisiologici fino a suoi dì considerati esclusivi alle manifestazioni della vita — quell’amicizia è uno degli episodi più belli della storia delle scienze e degli scienziati. E l’incontro a Ginevra di chi scendeva da una esplorazione sul gruppo del Gottardo con chi già da venti

  1. Nell’agosto del 1778 il Volta indirizzò al De Saussure la sua memoria: Sopra la capacità dei conduttori elettrici e sulla commozione che anche un semplice conduttore è atto a dare eguale a quella della boccia di Leida, inserita negli Opuscoli scelti. Ed il De Saussure dal suo canto, ricorda spesso il Volta ne’ suoi scritti: a pag. 423 del VII volume dei Voyages (ediz. in-8) lo chiama: “Le célèbre Chevalier Volta„.
  2. Negli autografi voltiani che conservansi presso l’Archivio di Stato di Milano trovai una lettera in data del 26 agosto 1779, diretta al conte Firmian, nella quale il Volta scrive: “.....A proposito del sig. De Saussure, egli mi fa sperare di venir a Como verso la fine di settembre; io allora mi farò ogni premura di condurlo da V. E. mentre so ch’Ella desidera di conoscerlo, ed egli di conoscere la medesima di persona ed ossequiarla„