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il volta alpinista 51


sione nell’opuscolo: Descriptio Montis Fracti1; il secondo è di Maurizio Antonio Cappeller: fu stampato a Basilea nel 1767, con figure in rame, e col titolo: Pilati montis historia. È questa una vera e propria monografia, dove si illustra largamente la montagna sotto l’aspetto storico, etimologico, topografico, nonchè meteorologico, idrografico, botanico, faunistico e mineralogico. Il Volta non ricorda questi due importanti scritti nella citata sua Relazione, ma accenna in loro vece ad una operetta del Pfiffer intitolata: Promenade au Mont Pilat2. Ed a proposito di questo monte fornisce i ragguagli seguenti: Esso è «famoso per tante storie e favole che ne sono state scritte, e singolarmente per un lago dello stesso nome che trovasi sul monte, intorno al quale ebbero corso un tempo e tuttavia correvano le più sciocche e superstiziose tradizioni (come, per esempio, che nefanda cosa fosse e perigliosa il farsi dappresso a toccar quelle acque, tenute in certo modo sacre alle podestà infernali; che gettandovi una piccola pietra tutte dal fondo orribilmente si commovessero, e si sollevasse anche nell’aria furiosa tempesta, e simili cose) quando piacque al sig. Pfiffer di forare per di sotto il recipiente di quell’acque, che gli si presentava come un catino sporgente: onde in poco vuotandosi con lo scolo di quelle sparì l’infame lago e seco dileguarono gli incanti. Non molto lontano dal detto lago e sul monte medesimo avvi una fontana d’acqua salsa. Ma quello che fa più stupire è una gran quantità di conchiglie pietrificate, che si trovano all’altezza di 800 e più tese sovra il lago di Lucerna: vi si veggono dei massi non d’altro fatti che di pietrificazioni marine conglutinate....».

Eccitato dalle narrazioni del Pfiffer, il Volta fu preso da gran desiderio di salire in vetta al Pilato, ma, per la strettezza del

  1. Corrado Gessner, che fu uno dei più grandi uomini della Rinascenza, ebbe vivissimo il sentimento alpinistico, e va per questo riguardo collocato assieme a Leonardo da Vinci e Josia Simler. Prima di quest’operetta sul monte Pilato, egli aveva già stampato una lettera sulla bellezza delle montagne, come prefazione al suo libretto sul latte e sulle latterie (De lacte libellus philologus pariter ac medicus, cum epistola ad Jacobum Avienum Glaronensem de montium admiratione, Zurigo, 1541). In questa lettera egli si domanda: "Perchè tante vette si drizzano così alte? E risponde che sono i depositi inesauribili in seno ai quali si formano le sorgenti, i ruscelli ed i fiumi, donde traggono i paesi circostanti le rispettive provvigioni d’acqua; che ai loro piedi troviamo i bei laghi della Svizzera, e laghi s’incontrano frequenti persino sulle parti più elevate delle Alpi; che altri infiniti tesori si nascondono nelle loro viscere; che le loro fonti minerali diventano dispensiere di salute e di vita per coloro che non temono le difficoltà dell’accesso, ecc.„. E seguita su questo tono, decantando con prosa poetica la natura alpestre, e mettendo in rilievo i piaceri che derivano da un’escursione alla pura aria dei monti. Sono pagine bellissime!
  2. Quest’operetta fu pubblicata nel 1756 nel Journal Etranger e riprodotta nel 1759 nel Journal Helvétique