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22 il volta alpinista

appunti del Giornale di viaggio, e delle lettere voltiane di quell’epoca — autografi conservati tuttodì dalla famiglia Volta — ricostruì anche la seconda parte del viaggio che altrimenti sarebbe rimasta sconosciuta. In vero, non si avevano su di essa che pochissime notizie, fornite da alcune lettere del Giovio, come si vedrà più avanti. Esaminiamo intanto la Relazione, dalla quale emergerà la figura del Volta alpinista, sin qui affatto sconosciuta, mentre correva il mondo sull’ali della fama, bella e raggiante, la figura del Volta fisico e naturalista.


In questa Relazione il Comasco — che aveva allora trentaquattro anni — lascia veder già l’unghia del leone e sovratutto dimostra, col sacro fuoco della scienza che in lui divampa, un vero e profondo sentimento alpinistico. Prima di accingersi al

    Scienze di Parigi il 26 luglio 1831 (Parigi 1834; Annales de Chimie et de Physique) parla del viaggio in Isvizzera, ricordando i grandi personaggi conosciuti dal Volta in quell’occasione. A questo riguardo esclama: “C’était un grand siècle, Messieurs, que celui où un voyageur, dans la même journée, sans perdre le Jura de vue, pouvait rendre hommage à Saussure, à Haller, à Jean-Jacques, à Voltaire.„ E ricorda benissimo anche la Relazione con quest’altre parole: “Volta avait écrit lui-même une relation détaillée de sa course en Suisse, mais elle était restée dans les archives lombardes. On doit sa publication récente à un usage qui, suivant toute apparence, ne sera pas adopté de si tôt dans certain pays où, sans être lapidé, un écrivain a pu appeler le mariage la plus sérieuse des choses bouffonnes. En Italie, où cet acte de notre vie est sans doute envisagé avec plus de gravité, chacun, dans sa sphère, cherche à le signaler par quelque hommage à ses concitoyens. Ce sont les noces de M. Antoine Reina, de Milan, qui, en 1827, ont fait sortir l’opuscule de Volta des cartons officiels de l’autorité, véritables catacombes où, dans tous les pays, une multitude de trésors vont s’ensevelir sans retour.„
    Parlando infine degli scopi scientifici dei viaggi del Volta, l’Arago coglie l’occasione per dire che gli italiani hanno poca voglia di viaggiare: “Le proverbial far niente des italiens est strictement vrai quant aux exercices du corps. Il voyagent peu, et dans des familles très-opulentes, on trouve tel Romain que les majestueuses éruptions du Vésuve n’ont jamais arraché aux frais ombrages de sa villa; des Florentins instruits auxquels Saint-Pierre et le Colisée ne sont connus que par des gravures; des Milanais qui toute leur vie croiront sur parole qu’à quelques lieues de distance, il existe une immense ville et des centaines de magnifiques palais bâtis au milieu des flots.„ (Œuvres de François Arago. Notices biographiques. Tome premier, pag. 230-32. Paris, 1854).
    L’elogio dell’Arago fu tradotto in italiano da G. B. Menini e pubblicato sul giornale milanese L’indicatore lombardo (tomo II, serie IV, Milano, 1835). Quindi fu raccolto in volumetto (Como, Ostinelli, 1835) con parecchie note segnate (L. V.). Esse sono di Luigi Volta, figlio del sommo fisico. Il Montanari (op. cit., pag. 205) avverte che una traduzione italiana dell’elogio dell’Arago fu fatta dal conte Giuseppe Mamiani Della Rovere, distinto fisico e matematico, ma restò inedita.
    Nella Biblioteca italiana, ossia Giornale di letteratura, scienze ed arti (Milano, tomo XLVII, anno duodecimo, luglio, agosto e settembre 1827, pag. 451) si legge una breve recensione dell’opuscolo edito dallo Zardetti. Tra l’altro vi si dice: “Tutto quello che appartiene ad A. Volta debb’essere sì avidamente cercato dagli amatori delle fisiche discipline, che noi avremmo mancato all’ufficio nostro se avessimo taciuto di questo grazioso volumetto..... Agli amatori di questi studi lasciamo il giudicarne l’importanza ed il pregio; noi facciamo plauso al sig. C. Zardetti, che, festeggiando le nozze del suo amico sig. Antonio Reina, ha rallegrato tutta insieme l’Italia, regalandole un nuovo frutto di quell’ingegno immortale del Volta„.